
La nuova settimana, che di fatto ci avvia anche in questo freddo mese di dicembre, è finalmente iniziata. Ci avviciniamo a passi sempre più spediti verso il 2017, anno in cui esordirà il tanto atteso Samsung Galaxy S8. Lo smartphone di ottava generazione di top gamma è chiamato a un compito particolarmente oneroso: oltre ad essere il successore del Samsung Galaxy S7, che ha riscosso un ottimo successo fin dalla sua primissima uscita sul mercato internazionale della telefonia mobile, dovrà anche far dimenticare il tracollo del Samsung Galaxy Note 7.
La ferita lasciata aperta dal Samsung Galaxy Note 7, effettivamente, è ancora adesso troppo profonda e bruciante per essere considerata del tutto rimarginata. I fatti sono noti: il phablet di sesta generazione, chiamato, lo scorso settembre, a coronare un anno da sogno per il settore della telefonia mobile del colosso sudcoreano, ha invece trascinato le ambizioni di Samsung all’inferno.
Già da qualche tempo si cerca di ipotizzare quali possano essere state le ragioni per le quali la batteria del device, dopo pochissimo tempo, giungeva all’esplosione. E, adesso, pare che l’arcano sia stato finalmente svelato. Chi aveva puntato il dito contro lo scarso spazio dell’alloggiamento della batteria, effettivamente, era andato molto vicino alla realtà.
A quanto pare, infatti, è proprio il design il problema. Troppa la pressione esercitata sulla batteria all’interno dell’inappropriato spazio dedicato all’alloggiamento, inferiore al minimo che la batteria stessa avrebbe potuto tollerare. Da qui, dunque, era quasi naturale che, al minimo spostamento del Samsung Galaxy Note 7, si sarebbe potuta generare una esplosione, come poi effettivamente è avvenuto in parecchie unità.
Come si sarebbe potuto risolvere, dunque, il problema? Mantenendo questo design, sarebbe stato necessario utilizzare una batteria più piccola. O, altrimenti, si sarebbe dovuto rendere il phablet più grande, capace quindi di garantire un maggiore spazio di alloggiamento per la batteria. Sicuramente, la superficialità con la quale è stata affrontata la fase di testing ha influito negativamente.
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